lunedì 12 novembre 2012

La cena degli addii


Inizio col dire che i libri editi da Neri Pozza hanno, a mio
avviso, le copertine più belle. Mi attraggono, mi conquistano
con queste immagini astutamente scelte e che promettono
di farmi leggere un gran bel libro. Mantengono sempre le
promesse. E' il caso de"La cena degli addii" scritto da Ito
Ogawa ed edito, appunto, da Neri Pozza. Il cibo, lo dico
da sempre (e non solo io), è condivisione, gioia, seduzione,
amicizia, unione, amore. Una festa insomma. Prima di leggere
questo libro non avevo mai pensato che il cibo potesse in qualche
modo celebrare anche la perdita nelle sue svariate forme. Anche
la perdita ha bisogno della solennità di un banchetto, anche la perdita
ha un sapore e non necessariamente deve essere amaro.
La scrittrice con grande delicatezza affronta temi difficili, pesanti e
ci mette talvolta anche poesia e umorismo.
La formula del libro è il racconto e ci da la possibilità di cogliere
diversi punti di vista di fronte alla morte o alla fine di un amore.
Sempre di addio si tratta e tutti sappiamo quanto può essere crudele.
Ito Ogawa permette ai suoi personaggi di lenire il dolore con del
buon cibo e insegna loro che la vita può continuare ad essere bella
anche per un breve attimo. Il libro è ambientato in Giappone
e viene sottolineato come nella civiltà giapponese il culto del cibo
sia così importante e sottolinei ogni fase dell'esistenza e diventi rito.
C'è un racconto che mi ha particolarmente colpita : una coppia sta per
separarsi, dopo 10 anni di convivenza, e decide di andare nella penisola
di Noto  per consumare un'ultima cena speciale a base di funghi Matsutake.
I due consumano una cena luculliana  a base anche di sashimi di cernia
macerata con alga Kombu. Tutto inaffiato da tanto saké.
I due non parlano, mangiano e bevono soltanto. L'indomani mattina, dopo
un sonno alcolico, ripartono per intraprendere le loro nuove vite.
Mi è sembrata questa una prova difficilissima. Senza parole accettare
un' ineluttabile fine e sapere che si dovrà andare avanti da soli o
con qualcun altro. Tutto quel cibo squisito ha sospeso tutto, anche il dolore.
La genialità di questi racconti è ricordarci che la fine è solenne quanto un inzio
e va celebrata con tutti gli onori.
Cibarsi non è solo un atto necessario al nostro sostentamento fisico.
Preparare una pietanza con arte e mangiarla incidono sulle nostre emozioni
e sui nostri sentimenti. Anche una cena d'addio può diventare indimenticabile.
L'autrice vuole consolarci dicendo che tutto questo fa parte della vita e di
non disperarci troppo.
Un libro davvero originale, con un punto di vista sul cibo davvero nuovo.


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