martedì 28 dicembre 2010

Cucinoterapia


Il libro di Roberta Schira dal titolo
"Cucinoterapia", edito da Salani,
è un vademecum psicologico
sulla funzione del cucinare negli
individui.
Al tempo dell'università ho
sostenuto e superato
brillantemente un esame
di psicologia dell'arte
che aveva come seminario
il tema delle arti-terapie.
Ebbene fra le arti -terapie
venivano approfondite la
musica, la scrittura, il teatro,
la danza, la pittura.
Nessuna traccia della cucina.
Il testo della Schira riempie
questa lacuna. Sono anch'io
convinta che il cucinare sia
terapeutico per vincere
stress, frustrazioni e rabbia.
Cucinare è un atto creativo,
che afferma la nostra identità
e dignità, è un mezzo di
condivisione di idee e di
tradizioni, un atto d'amore,
di seduzione. Cucinare è un
modo per evadere da una
realtà troppo dura, come
ad esempio il carcere, è l'arte
di arrangiarsi con ciò che si ha.
Molto bello è il capitolo dove
si parla del ruolo diverso tra
uomo e donna rispetto al
cucinare e della complicità,
confidenza e solidarietà  che
si creano tra donne che cucinano
insieme.
Cucinare è anche il mezzo per
tramandare il sapere famigliare,
le ricette che appartengono agli
antenati. Questo libro mi è piaciuto
molto, e mi ha dato conferma che
la cucina è un'arte che permette
alle persone di creare legami forti,
di amore, amicizia, stima e rispetto
reciproco. Qualunque sia l'effetto
terapeutico che avrà su di voi,
cucinate gente!

venerdì 10 dicembre 2010

Piccolo ricettario per cuochi perdigiorno

Il libro di Roberta Deiana
" Piccolo ricettario per cuochi
perdigiorno "edito da Bietti
è simpatico già partendo dalla
foto di copertina.
La Deiana ci propone 73 ricette
arricchite, ognuna, da un'invenzione.
C'è la ricetta raccontata con una
canzone di Guccini, una di Vasco
Rossi e una di Paolo Conte.
C'è la ricetta raccontata attraverso
le terzine dantesche o c'è la volta
della  puntata di E.R dove
l'operazione chirurgica è il ripieno.
Questi sono solo alcuni esempi
della grande creatività dell'autrice
che, con estrema arguzia ed ironia,
inventa nuovi modi per presentare
una ricetta.
Si tratta di un libro originale,
sui generis, molto gradevole
e divertente. La scrittirice, esperta
di food, ha voluto in ogni modo
rendere allegra e vivace la cucina,
forse cercando di svecchiare e di
sdramatizzare un attività che in alcuni
ambienti è maledettamente seria,
competitiva e ripetitiva.
La Deiana ci ricorda in queste
pagine che la cucina deve rimanere
un piacere, una passione giocosa
e ci invita in generale  a non prenderci
troppo sul serio. Anche un
cuoco perdigiorno può avere
risultati ottimi in cucina andando a
condire il tutto con ironia e buonumore,
i due ingredienti principali per la riuscita
di un buon  pranzo e di una buona vita.

giovedì 2 dicembre 2010

I sapori del viaggio

"I Sapori del viaggio", edito da Archinto è
una raccolta di racconti di viaggiatori ed
esploratori della seconda metà dell'800.
Spesso i racconti sono divertenti e
arricchiti da belle illustrazioni di Adriana
Morabia Silvestri. Le voci narranti
sono quasi tutte inglesi perchè, allora,
soprattutto loro si potevano permettere
di esplorare e colonizzare mezzo pianeta.
Fa sorridere il fatto che la cucina francese
tanto prelibata fin dalla Grande Cuisine
sia incompresa ed odiata dagli inglesi.
Questi preferiscono un bel pic nic e non
apprezzano un vino Borgogna a Digione!
In realtà in questi racconti c'è sempre il
tema dell'adattamento perchè spesso
i protagonisti si trovano in situazioni di
scarsa igiene e di fronte a sbobbe
veramente ripugnanti.
A questo punto il commensale di turno
o cerca scuse per non mangiare o
qualche escamotage per togliersi
d'impaccio, ma la cosa comica
è che non sempre ci riesce.
Simpatica è la storia dei montoni tartari:
ebbene per i tartari la coda è ritenuta la
parte migliore del montone, ma Evariste
Huc e i suoi compagni si resero subito
conto che era fatta tutta di grasso
e la trovarono disgustosa. Purtroppo,
presso popoli stranieri ospitanti non si
può parlare francamente e rischiare di
offendere. La soluzione fu presto trovata:
tagliarono a pezzetti piccolissimi la coda
e decisero di condividerla con il popolo
ospitante che lo ritenne un onore, dato
che considerava la coda una vera
prelibatezza.
Questo libro è molto carino perchè ci
illustra gli usi e costumi culinari di
tanti popoli in un periodo a noi lontano
e leggerlo diventa un viaggio spazio -
temporale ricco di aneddoti e curiosità
dove l'istinto di sopravvivenza la fa da
padrone soprattutto nelle situazioni
più estreme. Una chicca.