lunedì 27 giugno 2011

E' pronto in tavola


E' un ottimo libro di ricette quello di Stefano Bicocchi,
in arte Vito. C'è la prefazione di Romano Prodi, che
malgrado diffidi della piccola dose di mortadella che
Vito mette nei tortellini, spera un giorno di gustare
le ricette di  Vito dal vivo. C'è una breve introduzione
dove Vito esplicita il suo amore per la cucina e per le
ricette di famiglia. Il padre, la mamma, la nonna, tutti
ottimi cuochi. Poi ci sono i ricordi d'infanzia, quando
le rotelle tagliapasta diventavano speroni, quelli della
adolescenza quando per l'istituto tecnico si preparavano
i disegni con bicchieri  e stampi di rame.
C'è la filosofia di vita del  "da sot o da brod" che
avrebbe senz'altro aiutato anche Amleto nel suo
dilemma.
La cucina per Vito è il centro della casa e della vita,
una stanza che non deve essere superlucidata e gelida
come nelle riviste patinate, ma vissuta e con la vetrina
della nonna. L'amore nasce e si fa in cucina e chi fosse
stato concepito in cucina sarà sicuramente nella vita
capace di tanto amore.

A fianco a ricette di famiglia, troviamo tante ricette
tradizionali rivisitate dall'autore.
Vito, se non fosse attore di cinema, televisione e teatro,
farebbe lo chef in qualche ristorante stellato.
Da non perdere!

venerdì 24 giugno 2011

La vincitrice del contest

Scusate il ritardo. Devo comunicare la vincitrice
del contest " Una ricetta per Foodbooks ".
Si tratta di Cannella del blog "Napoli Centrale
Torino Porta Nuova". La nostra Cannella ha proposto
una ricetta dei bigné per celebrare il libro "Estasi Culinarie"
di Muriel Burbery. Ecco a voi il link:
http://napolicentrale-torinoportanuova.blogspot.com/2011/04/nel-nome-del-padre-del-figlio-e-del.html
Cannella riceverà al più presto un libro in regalo.
Mi complimento con la vincitrice per
il suo talento culinario ed interpretativo!

mercoledì 22 giugno 2011

Un filo d'olio


Che bel viaggio nell'album dei ricordi è il libro
"Un filo d'olio"di Simonetta Agnello Hornby,
edito da Sellerio.
Il libro è scritto a  quattro mani con la sorella
Chiara. Simonetta scrive delle loro estati, da
bambine, nella contrada di Mosè nell' agrigentino
degli anni 50.
La contrada era di proprietà della loro madre,
Elena Giudice, moglie del Barone Agnello.
Lo scrivere questo libro nasce dalla voglia di
raccontare e raccogliere le preziose ricette di
nonna Maria. Nella prima parte del libro Simonetta
scrive in stile quasi aulico ed eterno, inframmezzato da
poche parole siciliane veraci e descrive un mondo
di adulti filtrato dagli occhi dei bambini.
Simonetta racconta la vita di campagna, i contadini,
le loro famiglie, le coltivazioni, gli animali, gli ospiti,
i parenti, ma soprattutto come era scandita la vita dei
bambini di Mosé. Il filo rosso però del libro è proprio
un filo d'olio, quanto basta per condire tutte le pietanze
in prevalenza vegetariane, ma gustose di Mosé(dove si
produceva ottimo olio ed in abbondanza). La
seconda parte del libro è scritto dalla cara sorella Chiara
che oggi ha trasformato Mosè in un agriturismo e descrive
abilmente tutte le preparazioni più tipiche di Mosé.
Il rapporto tra la loro madre Elena e la sorella Teresa
era idilliaco e lo è anche tra Simonetta e Chiara,
che continuano a trascorrere insieme le estati a Mosè.
Questo libro ci trasporta in un tempo e un luogo dorati
dove tutto è scoperta e curiosità.
Ci mostra anche uno spaccato della Sicilia di allora
e grazie alla memoria ci permette di rivivere quei pranzi
e quelle cene che, essendo fatte di cose semplici, si  
confermavano genuine, autentiche ed eterne.
Simonetta Agnello Hornby ci ha regalato un opera di grande
pregio, unica ed intensa.
Da leggere assolutamente.

mercoledì 8 giugno 2011

I frutti dimenticati

Cristiano Cavina nel suo libro "I frutti dimenticati"
edito da Marcos y Marcos raggiunge uno stato di
grazia. Cavina vive a Casola Valsenio, il paese dei frutti
dimenticati dove si coltivano mele da rosa, pere volpine,
nespole, sorbe, giuggiole, corniole e azzerruole.
Ogni anno, a Casola, ad ottobre si svolge la festa dei frutti
dimenticati. Questo è lo spunto per raccontare una vita,
quella dello scrittore stesso e di tutte le persone che
ha amato. A partire dalla nonna Cristina, nonno Gianì,
ovviamente sua  madre nonchè Suor Luca Maria con i
suoi fiori di Bach e per poi raccontare il vuoto di un padre
che non c'è mai stato.
Un vuoto riempito dalla fantasia, dalla lettura dei libri.
In un momento delicato della sua vita, quando sta
diventando padre, lo scrittore trova un padre mai
conosciuto.
Tutto sembra vacillare, anche il rapporto con
la propria donna.
Cristiano racconta di sè, di ciò che prova, e si sente
condannato a ripetere gli stessi errori di un padre che
ha lasciato un vuoto tremendo.
Il padre è il frutto dimenticato, del quale si vorrebbe
fare a meno, ma non si può.
Perchè a Casola Valsenio si coltivano i frutti dimenticati?
Perchè è necessario, altrimenti nessuno lo farebbe.
Il libro è un intreccio di storie passate e presenti.
Solo dopo aver conosciuto il suo frutto dimenticato
cioè suo padre, Cristiano si sente finalmente in grado
di essere padre, a sua volta e scopre che il figlio
è il suo faro e seguirà stavolta la rotta opposta a
suo padre. Come scrive Massimo Cirri nella prefazione,
"Samo un pò tutti dei frutti dimenticati. Ci salva qualcuno
che sa scrivere di sè e di noi. Intrecciando storia e memoria
come la strada sul fiume. Ci salvano quelli che sanno
fare i ponti. Come Cristiano Cavina."