Ho scelto questo libro per arricchire le vostre opzioni
per San Valentino. Si tratta di "La felicità di far
l'amore in cucina e viceversa"di Irène Frain edito da
Ponte alle Grazie. Il titolo però può ingannare e farci
pensare ad un libro" gastro-erotico" o un libro di
ricette afrodisiache. In realtà l'autrice, insegnante
alla Sorbona, ci offre un saggio, a dir poco, antropologico
sul legame tra cibo, desiderio, linguaggio.
L'autrice è spinta a scrivere questo saggio nel momento
in cui si trova accampata in casa senza l'uso della cucina.
In quel frangente capisce che si tratta della stanza più preziosa
e vissuta della casa, dove nasce, si sviluppa e termina tutto.
Tutto in cucina è autentico ed è difficile mentire a se stessi.
Diventa così necessario scandagliare l'animo umano, la
funzione della cucina come stanza, il cibo e le parole.
E' un libro a mio avviso non facile che si scaglia contro
la perversione culinaria del cibo spazzatura che porta
ad avere una sessualità-spazzatura fatta di fretta e di
scarsa fantasia.
L'autrice ha sempre diffidato profondamente degli uomini
che non amano mangiare e ritengono i pasti una pura formalità.
Li definisce taccagni e avari del loro tempo, del loro denaro,
delle loro emozioni, che prenderanno senza dare nulla.
Vengono enucleati tanti altri concetti molto importanti,
ma io sono rimasta colpita dall'ultimo capitolo dove viene
analizzato il potere della parola da parte di Sherazade,
la sublime narratrice delle "Mille e una notte".
Ecco il potere della parola, dell' immaginazione che
conquista e guarisce. Una vera terapia letteraria.
Altra chicca in cui mi ci sono veramente riconosciuta è
il passo dove l'autrice racconta che per placare le
inqueitudini si aggira nei negozi di casalinghi e compra
arnesi che, magari, non userà mai, ma che le danno
un senso di pienezza e di pace.
Quando descrive la meraviglia nel comprare l'arricciaburro
ho avuto un sobbalzo... l'avevo comprato una settimana
prima!
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