Ho fatto il giro di mezzo mondo e ho assaggiato
le cose più strane con Anthony Bourdain.
Ebbene sì, leggendo "Il viaggio di un cuoco"
(Ed.Feltrinelli), ho vissuto un avventura
da sincope.Tralasciando il resoconto
televisivo, che poco m' importa(il viaggio è
stato continuamente ripreso da una troupe
televisiva), ho provato emozioni molto forti
e assaporato, grazie alle capacità descrittive
del nostro chef Anthony, pietanze da paura.
Simpaticamente, definirei Bourdain una personalità
borderline sempre sotto l'effetto di droga e alcool
e in cerca continuamente di un precipizio dove
provare una scossa adrenalinica, quasi mortale.
Bourdain mi è simpatico e scrive bene. Non ho mai
assaggiato la sua cucina e non so se lui sia migliore
come chef o come scrittore.
Anthony è partito per il giro del mondo alla ricerca
del sapore perfetto e ha visitato il Portogallo, la
Francia, il Marocco, la Cambogia, il Vietnam etc...
Bourdain ha assaggiato cose "che noi umani non
potremo mai immaginare" ed è sopravissuto,
pur temendo, ogni tanto, per la propria salute.
Con tutta la buona volontà non avrei mai il coraggio
di bere vino di serpente, mangiare un iguana o un
cobra, che mi viene prima presentato vivo al tavolo.
Morale della favola, Bourdain non è solo uno
chef, è, prima di tutto ,uno con dello stomaco.
Per me, che adoro viaggiare e mangiare, questo
libro è stata una vera evasione e lo consiglio
a tutti coloro che amano l'avventura, anche culinaria!
Nella sua ricerca Bourdain incontra a San Francisco
al French Laundry, il grande chef, Thomas Keller
il quale gli dice:"la perfezione, in realtà, non si
raggiunge mai, è qualcosa cui si tende, ma una
volta che la raggiungi, non è più perfezione.
L'hai perduta. Se n'è andata".
Vale per il sapore perfetto che va cercando
Bourdain, per tutti gli chef, i gourmet, i critici
e tutti noi.
Crêpes di lenticchie
1 giorno fa